La società mi diceva: la prostituzione non è il problema, la prostituzione è fantastica, sei tu il problema!

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Translation: Resistenza Femminista

Siamo entrate in contatto con Huschke Mau nel 2014 quando scrisse una lettera (“Ich hab die Schnauze voll von euch ProstitutionsbefürworterInnen“-“Sono stufa e disgustata da voi sostenitori della prostituzione”) che fece il giro del mondo indirizzata ad una proprietaria di bordello che sosteneva che il vero problema della prostituzione fosse lo stigma. Per la prima volta una donna che era stata prostituita nei bordelli tedeschi prendeva parola contro il sistema regolamentarista denunciando come la prostituzione non fosse un lavoro, ma violenza maschile contro le donne. Nel 2016 Huschke è stata intervistata da Iacona in occasione di una puntata di “Presa Diretta” dedicata al disastro del modello tedesco. Avevamo incontrato Iacona poco prima durante una presentazione del suo libro “Utilizzatori finali” e avevamo parlato di modello nordico, di come in Germania la liberalizzazione dell’industria del sesso avesse portato ad una spaventosa violazione dei diritti umani delle donne prostituite. L’inchiesta di Iacona è stata importante per far conoscere al grande pubblico la verità su quello che stava accadendo nel mega-bordello d’Europa. Nel 2018 Huschke ha fondato Netzwerk Ella un’associazione di donne che sono state o si trovano ancora nella prostituzione allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla realtà della prostituzione, la necessità di adottare il modello nordico, offrire sostegno ed alternative valide alle donne prostituite e colpire la domanda di sfruttamento sessuale. Per le donne che hanno vissuto la violenza della prostituzione in Germania è ancora più difficile riuscire ad uscire visto che la società tedesca per effetto della legge regolamentarista considera normale che una donna sia sfruttata in un bordello, la violenza è occultata sotto la formula del “lavoro come un altro”. Per questo quando Huschke decide di uscire dopo 10 anni di violenze  non ha ricevuto nessun aiuto, le è stato risposto che se non le andava più di ‘lavorare’ nel bordello poteva lasciare quel lavoro e fare altro. Ma la banalizzazione, la normalizzazione e l’occultamento della violenza della prostituzione non hanno cancellato i  gravi traumi che le donne sviluppano a causa degli stupri reiterati dei compratori. Huschke e le donne della sua associazione denunciano come le donne prostituite debbano affrontare le conseguenze non solo a breve termine della prostituzione (effetti sulla salute, emarginazione sociale, difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro ecc.), ma anche quelle a lungo termine come la sindrome da stress post-traumatico con l’aggravante che questa violenza non è riconosciuta dalla Germania ridotta a Stato pappone. Quello che conta in un regime misogino patriarcale come quello tedesco è che il business miliardario dello sfruttamento dei corpi delle donne continui a prosperare e che i bisogni dei compratori siano soddisfatti a qualsiasi costo. I cosiddetti gruppi “per i diritti delle sex worker” non offrono alcun sostegno a chi chiede di uscire, ma adesso grazie all’impegno di attiviste sopravvissute come Huschke le donne si stanno organizzando, un numero sempre maggiore prende parola pubblicamente di fronte a media e politici in contesti internazionali e non accettano più di non essere ascoltate. Di recente Huschke ha tenuto un importante discorso a Mainz, nella sala del Parlamento del Rheinland-Pfalz, in occasione dell’assegnazione del premio offerto dalla Einkraftstiftung che ha riconosciuto il suo impegno fondamentale nella difesa dei diritti umani.

Ringraziamo di cuore la nostra amica Huschke per averci autorizzate a tradurre il suo discorso, siamo con lei e tutte le donne della sua associazione che si stanno battendo perché nessuna donna o bambina debba più vivere la violenza della prostituzione. La vostra forza è la nostra forza!

Grazie anche a Monika Barz e a Giovanna Camertoni di Arcilesbica per la segnalazione.  

Grazie per il riconoscimento sentito e per il premio.

Mi chiamo Huschke Mau, sono stata con alcune pause per 10 anni nella prostituzione. Come nel caso di molte donne e ragazze ero traumatizzata dal punto di vista sessuale, mi trovavo in una situazione di grave difficoltà economica e un uomo mi ha introdotta nella prostituzione. Nel mio caso questo uomo era un poliziotto tedesco- il mio primo sfruttatore. Sono stata prostituita in appartamenti adibiti a bordelli e nell’escorting.

Ho impiegato molto tempo per uscire, mi ci sono voluti molti anni. Quando ho contattato un centro di sostegno e ho chiesto aiuto per uscire dalla prostituzione mi hanno risposto:  “il lavoro non è il problema, questo è un lavoro come un altro. Ma se NON vuoi più farlo semplicemente non andare più nel bordello ed è fatta”. Non ho mai più chiesto aiuto. Per molto tempo non ho parlato di quello che avevo vissuto nella prostituzione. Quando ho lasciato il mio appartamento guardavo i maxi cartelloni con gli annunci che pubblicizzano i bordelli. Quando prenotavo un taxi dovevo specificare che ne volevo uno che non avesse gli annunci che pubblicizzavano i bordelli. Quando leggevo i giornali parlavano di ‘sex work’. Era come se la società mi dicesse: “La prostituzione non è il problema, la prostituzione è fantastica, sei tu il problema!” Lo scontro perenne su quello che poteva essere fatto a me e le altre donne mi ha zittita per lungo tempo.

Nel 2014 l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso fu quando lessi un’intervista con una proprietaria di bordello che affermava che l’unico aspetto traumatizzante della prostituzione era lo stigma. I clienti erano tutti alla mano e carini.

Questo mi fece scrivere la mia prima lettera “Sono stufa e disgustata da voi sostenitori della prostituzione”. In soli tre giorni è stata tradotta in altre lingue. Da allora ho cominciato a scrivere, ad intervenire in conferenze e ho aperto la mente delle persone sulla prostituzione.  Ho fatto capire loro cosa accade veramente nella prostituzione. Che la prostituzione è sempre violenza perché il denaro non compra il consenso. Che la regolamentazione avvantaggia solo i proprietari di bordello, ma non noi, le donne che hanno vissuto la violenza della prostituzione. Che per noi, le prostituite, non esiste alcun programma di uscita, ma solo multe. Che non è cambiato niente in questo sistema perché anche se una di noi riesce ad uscire un’altra donna viene buttata dentro, perché la prostituzione è un business redditizio per i proprietari di bordello e gli sfruttatori. Per noi, che ci troviamo nella prostituzione non è redditizio, veniamo lasciate con il disturbo da stress post-traumatico.

Non abbiamo bisogno solo che le donne escano dalla prostituzione. Abbiamo bisogno che l’intera società abbandoni la prostituzione!  E questo è possibile solo riconoscendo che la prostituzione è violenza sessuale e punendo i perpetratori.

Nel gennaio del 2018 ho fondato Netzwerk Ella. Siamo un’associazione di donne che sono state o si trovano ancora nella prostituzione. Tutte siamo d’accordo nel dire che abbiamo vissuto o stiamo ancora vivendo un’esperienza di violenza e chiediamo il Modello nordico. Chiediamo che  la società ci ascolti su quello che i clienti fanno alle donne prostituite e devono essere perseguiti per questo. Ma la società ancora non vuole guardare a fondo la realtà.

Di recente sono stata a Monaco ad una conferenza organizzata da Kofra. Due donne di Netzwerk Ella Malren e Sophie hanno partecipato alla conferenza con me. Quando Sophie ha detto alle persone del pubblico come era stata indotta alla prostituzione da un uomo più vecchio, una donna dal pubblico ha chiesto quale fosse il problema delle ragazze di 14 anni che si fanno abbordare e prostituire in quel modo. Questo mi ha sconvolta profondamente. La domanda non è qual è il problema delle ragazze – la domanda è qual è il problema degli uomini che abbordano una quattordicenne, la abusano e la buttano nella prostituzione, la comprano e la vendono. Ma non sono gli uomini a doversi vergognare per quello che fanno, siamo noi, quelle che hanno subito la violenza della prostituzione che veniamo incolpate.

Sono quattro anni adesso che prendo parola di fronte ai media, politici, autorità e molte, molte persone sulla prostituzione. Il mio scopo è quello di sensibilizzare le persone perché la prostituzione non accade “da qualche parte” ma è proprio in mezzo a noi, e l’unico modo per affrontarla dal mio punto di vista è introdurre il Modello nordico che è il modello abolizionista.

Noi, le abolizioniste, non siamo state le prime ad essere arrivate alla conclusione che la prostituzione sia un oltraggio alle donne e che la colpevolizzazione, il controllo e la criminalizzazione delle donne mentre i clienti vengono lasciati liberi sia espressione di una doppia morale. Non siamo le prime neanche ad aver capito che lottare contro la prostituzione non significa lottare contro le prostituite. Le donne nella prostituzione spesso non hanno scelta. Abbiamo bisogno di offrire vie d’uscita, alternative. I clienti scelgono. Nessuna persona, nessuna emergenza li costringe a comprarci ed abusarci. Abbiamo bisogno di questo cambio di prospettiva.

Quando Brunhilde Schierl di Einkraftstiftung  mi ha contattata sono stata veramente felice. Ci siamo conosciute dopo una lunga chiacchierata nella quale mi ha parlato di Einkraftstiftung e io gli ho raccontato di Netzwerk Ella. Abbiamo scoperto che entrambe combattevamo contro la violenza sessuale sulle donne e per la difesa della dignità umana.

Il premio riconosce questo, che per noi, le donne che sono state nella prostituzione, e continuo a definirmi così anche se sono una studentessa di dottorato che sta scrivendo la tesi, è difficile e doloroso parlare del nostro trauma. Questo ci costa sonno, serenità, forza, energia, una vita senza aver paura.

Non sarei mai stata in grado di prendere parola se non avessi avuto così tante persone dalla mia parte che mi hanno dato forza. Il fatto che la Germania imperiale del diciannovesimo secolo avesse delle abolizioniste mi ha dato forza. Il fatto che ho il miglior gatto del mondo mi dà forza. Il fatto che le donne siano solidali con me e con tutte noi, mi dà forza. E anche questo riconoscimento oggi mi dà forza. Voglio ringraziare vivamente Ms Schierl e le persone che hanno organizzato questo evento.

Sono stata la prima donna uscita dalla prostituzione a prendere parola. Con Netzwerk Ella molte altre seguiranno il mio esempio. Fino a quando nessuno potrà più ignorarci.

Grazie per avermi ascoltata.